Le domande che un aspirante scrittore dovrebbe porsi, prima ancora di chiedersi che cosa scrivere, riguardano il soggetto e la finalità: per chi si scrive e a quale scopo? Se la risposta è che si scrive per se stessi e per tenere il proprio lavoro chiuso in un cassetto, probabilmente state mentendo: il 99 per cento degli scrittori vuole essere letto e condividere con il pubblico le proprie emozioni, le paure, le illusioni e le delusioni. Se invece siete sinceri, significa che non siete disposti a mettervi a nudo davanti agli altri e sopportarne il giudizio. In questo caso siete solo persone a cui piace scrivere, magari dei grafomani, ma non siete un aspirante scrittore o scrittrice.
Il coraggio dell’aspirante scrittore
Non c’è nulla di male ad ammettere che l’intenzione è di far leggere i propri testi agli altri. Anzi, si tratta di un atto di coraggio per un aspirante scrittore. Infatti, quando vi ritroverete dinanzi al foglio bianco, che sia di carta o elettronico, dovrete compiere uno sforzo enorme per scavarvi dentro e tirare fuori situazioni e sensazioni che fanno parte della vostra vita più intima. E non v’illudete di poter estromettere voi stessi dalla storia che vi accingente a raccontare: anche nella trama più fantasiosa c’è sempre proiettata l’essenza del suo autore.
Ovviamente, se proprio non volete spogliarvi completamente e rivelare la vostra essenza, potete camuffarmi nei personaggi che descrivete e trasferirgli un po’ della vostra identità, che è anche un’operazione divertente da mettere in atto. Ma anche nel soggetto più lontano da voi, almeno in apparenza, è garantito che nel dargli forma con le vostre parole attingerete dalla realtà che vivete o avete vissuto.
Da dove parte un aspirante scrittore
Stabilito che siete disposti a compiere quest’atto di coraggio, ora potete passare alla fase successiva: cosa scrivere?
Il consiglio è d’iniziare con cose piccole e semplici. Andate per strada e osservate la gente intorno a voi, scegliete una scena che vi ha colpito per qualche motivo e descrivetela. Imponetevi un limite in cui far rientrare il vostro testo, uno o due pagine (la pagina standard è chiamata anche cartella e in genere è formata da 30 righe, ognuna contenente 60 caratteri, spazi inclusi), e cercate di trasformare quella che sarebbe una banale descrizione in un pezzo di narrativa. Sembra difficile, ma in realtà basta solo drizzare le antenne e concentrarsi un po’ di più: dovete “colorare” quella scena con dettagli e sfumature che consentiranno al lettore di “vedere” attraverso le parole scritte ciò che gli state raccontando. Usate termini semplici ma fate attenzione a variare i vocaboli, ricorrendo anche al dizionario dei sinonimi (un aspetto su cui torneremo nei prossimi post). Magari qualcosa la potete anche inventare, ma senza esagerare. Se chi legge sarà stato colpito a tal punto da chiedervi di continuare la storia, allora avrete fatto un buon lavoro. In caso contrario non arrendetevi: a meno che non siate dei geni, i primi tentativi sono quasi sempre dei fiaschi.